L’opera, realizzata su lastra di cartone, è composta di tre zone a sx e tre zone a dx, di diversa estensione, rivestite da superfici arcuate realizzate con nastri di cartoncino di vari colori e larghezza, lavorati in modo diverso secondo la zona su cui sono applicati.
Nella prima zona di sx la natura predomina sia per spazio a essa dedicato, sia per intensità di rappresentazione, data da una esplosione di colori sgargianti e da estese campiture di verde. L’umanità, rappresentata da una serie di nastri nelle tonalità del marrone e beige, e la natura sono al principio in equilibrio, ma già iniziano i primi segni della noncuranza e del suo sfruttamento. Nella seconda zona la natura, pur mantenendo nella rappresentazione elementi incancellabili: colori vivaci e verde, non è più predominante, la popolazione del pianeta è aumentata e le ha sottratto lo spazio non riservandole una adeguata cura. Si allargano le campiture vuote identificative delle terre desertificate e dello sfruttamento del suolo. Nella terza zona la situazione dell’habitat peggiora a causa dell’inquinamento e i cambiamenti climatici legati all’incuria del genere umano.
Nella seconda e terza zona l’aggravamento è rappresentato visivamente non solo dagli spazi vuoti, ma anche dall’alterazione della “struttura” dei nastri dei due organismi, con evidenti tagli e sottrazione di superficie. L’umanità è raffigurata in un intenso attorcigliamento dei nastri, segno della sovrappopolazione.
Per aspirare a un futuro sostenibile bisogna imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta: in maniera equa e dignitosa per tutti, senza sfruttare – fino a depauperare – i sistemi naturali da cui traiamo risorse e senza oltrepassare le loro capacità di assorbimento. E’ quindi indispensabile rimettere al centro il rapporto tra essere umano e ambiente, tra attività di trasformazione e risorse disponibili, tra qualità e dignità della vita senza compiere l’errore di tenere come modello economico quello basato sullo sfruttamento del pianeta, su consumo e profitto. E’ necessario puntare ad avere più verde, città e territori più vivi e sani e immaginarci come soggetti che non distruggono l’organismo che li ospita, ma di cui si prendono cura e lo sostengono. Per fare questo serve una rivoluzione culturale globale, pensare che vivere l’oggi, il “qui ed ora” sia strettamente connesso alla visione del futuro sostenibile del pianeta: il domani. La riuscita è nell’impegno di tutti e nell’accelerazione verso questo cambiamento.
Le tre zone di dx evidenziano il percorso che porterà di nuovo il genere umano all’equilibrio con la natura. Nella composizione a dx dell’opera la presenza dell’umanità si mantiene costante nelle tre zone, questo a significare che nonostante l’aumento della popolazione la co-esistenza fra le due entità sarà possibile. E’ visibile, ancora, sui nastri l’alterazione della superficie ma a mano a mano che ci si allontana dal centro focale, i tagli diminuiscono, è la ripresa. In alcuni nastri, dell’ultima zona di dx, sono stampate sulle superfici delle frasi sulle attenzioni e propositi per mantenere l’equilibrio raggiunto.
L’opera, nonostante il tema affrontato assai delicato, è ricca di espressività e di colori, perché nonostante gli effetti dell’uomo sull’ambiente e le gravi conseguenze derivate, la natura nel suo co-esistere con gli esseri umani ci riserva sempre e ciclicamente manifestazioni sorprendenti, un esempio è il suo “risveglio”: la Primavera. L’etimologia della parola ci rivela che la primavera è l’inizio splendente per l’intero regno della natura: tutto si risveglia, si rigenera, torna a nuova vita… un processo naturale che anche l’umanità, dovrebbe fare proprio.